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French election results to drive European markets

Le elezioni francesi innescheranno una nuova crisi per l’euro? La reazione del mercato alla vittoria del voto popolare da parte Rassemblement National di Marine Le Pen alla prima tornata è stata piuttosto contenuta di quanto si temesse, con l’idea che non vi sia una maggioranza assoluta in parlamento. Ma c’è ancora ampio margine di volatilità per l’euro e per l’indice CAC 40 lunedì mattina quando si conosceranno i risultati della seconda tornata elettorale in Francia e di che forma prenderà l’Assemblea Nazionale con i suoi 577 deputati.

Ecco i principali eventi di questa settimana:

Lunedì 8 luglio: Risultati delle elezioni francesi

Ci saranno conseguenze tangibili dopo il secondo turno delle elezioni parlamentari francesi?

C’è stata una certa volatilità dell’euro e dell’indice CAC 40 dalla prima tornata elettorale che è stata vinta dal partito di destra Rassemblement National (RN), anche se non è chiaro come reagirà il mercato. I rischi delle elezioni francesi potrebbero essere sottoprezzati.

Anche gli aspetti più moderati dell'agenda di RN comportano conflitti con Bruxelles su pilastri fondamentali dell’UE, come sussidi di Stato (il mercato unico), uno sconto ai contributi per la Francia (budget UE) e deficit (Patto di stabilità e crescita).

Martedì 9 luglio: Intervento del presidente della Fed Jay Powell

Il presidente della Federal Reserve Jay Powell testimonierà sulla politica monetaria al Comitato bancario del Senato. La scorsa settimana a Sintra ha indicato che la Fed non ha fretta di tagliare i tassi: “Vogliamo essere più sicuri che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2% prima di iniziare il processo di... alleggerire la politica.”

Ma rimanere immobili sui tassi di interesse significa operare uno stringimento dal momento che i tassi reali sono in aumento. Notiamo un’ascesa degli orsi nella curva delle Treasury, dal momento che un ritorno di Trump alla Casa Bianca andrebbe a far aumentare il debito, tagliare le tasse e spingere per la crescita, il che sarebbe positivo per l’azionario ma negativo per l’obbligazionario. I mercati sembrano scommettere, almeno per ora, su un ambiente più inflazionario di quello in cui ci troviamo ora. Questo potrebbe spiegare perché la Fed sta temporeggiando.

Mercoledì 10 luglio: Incontro RBNZ

La Reserve Bank of New Zealand (RBNZ) lascerà molto probabilmente il tasso ufficiale cash (OCR) al 5.5% e probabilmente enfatizzerà i rischi di rialzo per l’inflazione. La banca centrale è stata inaspettatamente hawkish all’ultimo incontro di maggio, rivedendo al rialzo il profilo OCR prospettico. Questo nuovo outlook suggerisce una crescente possibilità di un ulteriore rialzo dei tassi (potenzialmente a novembre) e un ritardo di eventuali tagli ad agosto del prossimo anno.

Mercoledì ci sarà la pubblicazione dei dati sull’inflazione dei prezzi al consumo e alla produzione dalla Cina. Un mese fa i dati IPC hanno mostrato che l’inflazione al consumo è rimasta stabile, mentre il calo dei prezzi alla produzione è stato meno marcato. Tuttavia, la situazione rimane fragile e i trend sottostanti suggeriscono che Pechino potrebbe dover fare di più per supportare la domanda domestica.

Giovedi 11 luglio: Dati IPC USA in arrivo

Con la crescente aspettativa di un taglio dei tassi da parte della Fed, tutti gli occhi saranno puntati sulla nuova ondata di dati sull’inflazione IPC USA. L’IPC è rimasto piatto mese su mese a maggio, in crescita del 3.3% a livello annuo. L’IPC core è aumentato dello 0.2% mese su mese e del 3.4% da un anno fa, ad un ritmo inferiore alle attese.

Dopo questo report i dati sull’inflazione PCE core, la misura preferita dalla Fed, sono risultati a loro volta inferiori alle attese, con una crescita di solo il +0.1% mese su mese, supportando così la convinzione che la serie di report di un’inflazione alle stelle visti ad inizio anno siano ormai nello specchietto retrovisore.

Venerdì 12 luglio: Dati IPC dalla Francia e IPP USA

La settimana si chiuderà con una serie di dati economici, partendo dai dati commerciali dalla Cina e dai dati IPC finali sull’inflazione in Francia. Ma i trader saranno maggiormente interessati ai dati USA, tra cui l’indice dei prezzi alla produzione (IPP), che è calato dello 0.2% a maggio, per il peggior calo da ottobre in seguito al forte crollo dei prezzi dell’energia. Da monitorare anche i dati sulla fiducia dei consumatori e le aspettative sull’inflazione della University of Michigan.


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